Intorno alla comunità Rom ancora oggi ruotano molti pregiudizi e stereotipi dovuti ad una diffusa disinformazione in merito alla loro cultura e storia.

Il termine abitualmente utilizzato per riferirsi a questa comunità è quello di “zingari”, parola derivante dal greco athinganos che significa “intoccabile”, un tempo riferito ad una setta eretica perseguitata dall’impero bizantino. Questo termine è oggi adottato per definire in maniera negativa una comunità ampiamente eterogenea in cui, infatti, solo alcuni si riconoscono come Rom (dal romanè “uomo”) sebbene condividano la storia e spesso l’esperienza della discriminazione da parte della società maggioritaria. 

Dettaglio dell'installazione a PR2

 

Dettaglio dell'installazione a PR2
Dettaglio dell’installazione a PR2

Per molto tempo gli studi sulle origini di questa comunità sono stati complicati dal fatto che i Rom hanno sempre tramandato la loro cultura oralmente e che, proprio per il nomadismo che li ha caratterizzati, non hanno lasciato tracce attraverso opere architettoniche. È solo durante lo scorso secolo che studi antropologici, etnografici e linguistici hanno messo d’accordo gli ziganologi sul fatto che questo popolo provenga dall’India. Sembra infatti che i Rom lasciarono il Nord dell’India intorno all’anno mille: mentre alcuni si mossero attraverso il Golfo persico, la costa d’Arabia e il Mar Rosso in direzione della Siria, altri si diressero dapprima verso la Persia, la Mesopotamia e l’Asia Minore, per poi raggiungere il Mar Caspio e il Mar Nero; altri ancora procedettero verso la Russia e la Siberia.

La causa del nomadismo, che ha caratterizzato la comunità Rom sin dalle prime migrazioni, è stata la necessità di dover sfuggire a violenze e persecuzioni, portandoli a spostarsi di Paese in Paese alla ricerca di territori più accoglienti. In ogni paese si sono dedicati a specifiche attività richieste dalle popolazioni maggioritarie ma pur sempre compatibili con la loro mobilità. In Europa, ad esempio, si sono occupati di attività come il lavoro agricolo stagionale o la lavorazione dei metalli.

Quando giunsero in Europa, intorno alla metà del 1400, si diffuse rapidamente l’idea che essi provenissero dall’Egitto. Gli stessi Rom non smentirono questa teoria facendosi chiamare duchi e principi egiziani. Questo poiché avere un titolo nobiliare avrebbe potuto aiutarli a suscitare rispetto e deferenza nella comunità maggioritaria. 

Dopo la scoperta dell’America, i Rom furono tra i deportati che le potenze coloniali inviarono nel Nuovo Mondo. Tuttavia, l’apice delle persecuzioni subite fu raggiunto durante la Seconda Guerra Mondiale, quando lo sterminio nazista e fascista portò alla morte di un numero imprecisato di Rom, che oggi si stima essere stato tra i cinquecentomila ed un milione e mezzo.

Il I Congresso mondiale della International Romani Union, tenutosi a Londra nel 1971, aveva lo scopo di avviare un processo di emancipazione attraverso un “amaro Romano drom” (la nostra strada zingara). In quella occasione venne scelta la bandiera: blu come il cielo, verde come i prati e con una ruota rossa al centro. Inoltre, fu stabilito l’8 aprile come il giorno delle celebrazioni per tutto il popolo Rom.

Oggi i Rom in Europa sono tra i 10 e i 12 milioni e rappresentano la minoranza etnica maggioritaria. A differenza di quel che si crede, i Rom sono per lo più sedentari e solo il 20% di essi mantiene uno stile di vita nomadico. In realtà si tratta per lo più di una forma di nomadismo locale, in cui piccoli gruppi si ripresentano negli stessi paesi o città ad intervalli di tempo più o meno regolari.

I Rom attualmente presenti in Italia provengono soprattutto dall’Est dell’Europa, dall’ex Jugoslavia e dalla Romania, ma giunsero in territorio nazionale soprattutto dopo gli anni ’90, a seguito del conflitto nei Balcani. Inoltre, sebbene oggi continuino ad essere identificati come “stranieri”, sono ormai stanziati stabilmente in Italia da generazioni e circa il 61% di essi possiede la cittadinanza italiana. 

Dal 1996 la Regione Emilia-Romagna realizza rilevazioni statistiche triennali che raccolgono dati quantitativi e qualitativi sulla popolazione Rom al fine di conoscerne condizioni di vita, bisogni e aspettative. L’ultima rilevazione, che risale al 31 dicembre 2020, ha visto coinvolti 35 Comuni comprendendo anche dati in merito alla scolarizzazione, alla formazione e all’occupazione. A quella data, risultano presenti 2.677 Rom pari allo 0,06% della popolazione totale, di cui il 99,32% ha cittadinanza italiana. La suddivisione per genere è sostanzialmente equilibrata: i maschi risultano infatti essere il 51% e le femmine il 49%, con una prevalenza di soggetti di età compresa tra i 18 e i 64 anni (63,2%). Tale rilevazione pare confermare quanto individuato dall’indagine del 2019, ossia un’età media che si mantiene notevolmente bassa. Queste rilevazioni sono sintomo che oggi non manca la volontà di lavorare sull’integrazione e la conoscenza di queste comunità. Gli stessi Rom preferiscono integrarsi piuttosto che vivere in una società parallela; ciò non significa rinunciare alla propria cultura ma preservarla pur partecipando alla vita sociale nel territorio in cui, ricordiamo, sono ormai stabiliti da generazioni.

 

Inaugurazione mostra 25 febbraio 2022
Inaugurazione mostra 25 febbraio 2022
Inaugurazione mostra 25 febbraio 2022
Inaugurazione mostra 25 febbraio 2022

 

La mostra “Sulle orme di una comunità invisibile – i Rom di oggi e di ieri” ha lo scopo di indagare la vita della comunità Rom di Ravenna e, attraverso le interviste condotte, conoscere e raccontare esperienze personali che facciano emergere le loro tradizioni e senso di appartenenza. Ascoltare le storie dei protagonisti ci consente di farci prossimi, creare un dialogo che ci permetta di superare luoghi comuni e pregiudizi diffusi.