La mostra “Sulle orme di una comunità invisibile- I Rom di oggi e di ieri”, che ha origine dalla collaborazione tra il fotografo Giampiero Corelli e la giornalista Barbara Gnisci, si pone l’obiettivo di raccontare la storia e la cultura di una comunità ancora oggi oggetto di pregiudizi e stereotipi.

Fondamentale è stato il coinvolgimento della stessa comunità Rom di Ravenna che, condividendo aneddoti di vita, abitudini e tradizioni, ha accettato di raccontarsi ed essere raccontata. In occasione di più incontri, infatti, è stato possibile creare un legame di fiducia e conoscenza reciproca, al fine di costruire insieme un’immagine della comunità Rom che mettesse al centro i protagonisti e le loro soggettività.

 

 

Nella sala espositiva di PR2, le narrazioni acquisite in occasione degli incontri, si traducono in coinvolgenti interviste audio che, affiancando il mezzo fotografico, permettono di instaurare un dialogo e favorire l’incontro tra culture differenti. L’associazione di immagini e audio, infatti, rendendo la visita multisensoriale, consente agli utenti di immedesimarsi in una realtà culturale diversa dalla propria. Vista e udito sono sistemi sensoriali che concorrono a creare sensazioni, emozioni e stati d’animo e, in maniera complementare, contribuiscono a dare concretezza all’esperienza di visita.

Come già detto nell’articolo “Alla scoperta di una comunità: i Rom tra pregiudizi e integrazione”sintomo di un pregiudizio ancora diffuso è il termine “zingaro” che si utilizza ancora oggi per rivolgersi ai Rom.

“Noi rumeni siamo definiti zingari, una parola che proviene dal greco e significa ‘non toccare’, è una grande offesa, non esiste questa parola nel nostro vocabolario. Rom significa uomo, siamo persone calde, accoglienti, vive con un forte senso della famiglia. Credo che abbiamo sempre attratto gli altri, ma anche spaventato”.

 

 

L’utilizzo di categorie ed etichette ci consente di semplificare individui e comunità dichiarandole come “altro da noi” nel tentativo di trovare e stabilire un ordine sociale e rivendicare la nostra identità. Come in questo caso, l’etichetta contribuisce a omogeneizzare una comunità al suo interno eterogenea, costituita da soggetti dotati di propria individualità. Conservare tradizioni e abitudini collettive non annulla la propria soggettività, infatti, uno degli intervistati dichiara:

“Io mi sento semplicemente quello che sono, non ha senso dire sono questo o sono quello, mi sento tutto. Intanto, sono nato nel mondo, in un paese, in una regione e in una città, ma avrei potuto nascere in qualsiasi altro posto”.

Sebbene nel tempo le abitudini e i modi di vita siano cambiati, all’interno della comunità Rom è importante mantenere le tradizioni e una delle caratteristiche che più li accomuna è l’amore per la musica:

“Ricordo la prima volta che mia madre mi portò dal liutaio per il mio primo violino, ero emozionatissimo. Lei ogni tanto mi racconta delle nostre origini e dei nostri parenti in Romania che come me suonano tanti strumenti: la fisarmonica, il cembalo e il clarinetto”.

 

 

Sebbene molti Rom abbiano un lavoro stabile, molti ancora oggi continuano a chiedere l’elemosina:

“Noi chiediamo la carità per vivere, ma chiedere la carità è il nostro modo di vivere”

Questo stile di vita, che implica un’esistenza povera, non è considerato un limite quanto piuttosto una scelta:

“Non mi dispiace neanche essere povero. C’è chi ha 20 palazzi e chi un camper come me ma quando moriamo nessuno dei due si porterà niente, saremo entrambi nudi e i poveri entrano prima in paradiso”.

La comunità Rom va fiera delle proprie origini e, per coloro che oggi scelgono di vivere stabilmente all’interno di un territorio, la volontà di integrarsi nella società non significa rinunciare alla propria cultura ma continuare a preservarla. Se in passato molti Rom hanno dovuto nascondersi per non subire discriminazioni, come emerge da diverse interviste udibili in sala, oggi non vogliono più farlo:

“…chi ci conosce sa chi siamo e quali sono i nostri valori, basta essere invisibili”.

 


 

Vi ricordiamo che questo è l’ultimo weekend di apertura della mostra!

Gli ORARI sono:

  • Giovedì e Venerdì dalle 15:30 alle 19:00
  • Sabato e Domenica dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 19:00