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Buhlebeweze Sawani

Ukuqhaqha (The Undoing)


«In Ukuqhaqha, “la rovina” in Zulu, l’amore, più che il rapporto con un altro essere umano, più che un desiderio romantico, si esprime nella sua dimensio-ne di perdita e necessità di ricostruzione vitale. Se la Beatrice di Dante era un simbolo trascendentale della figura spirituale dell’amore, questo progetto mo-stra l’amore nella sua esistenza come pratica efficace, come la cifra delle re-lazioni eterogenee con altri esseri, oggetti e spazi. Secondo la mia esperienza di vita come artista, spostarsi dal Sudafrica all’Olanda, dove vivo attualmen-te, parlare d’amore significa trovare processi di ricostruzione e riabilitazione dell’appartenenza. Quindi l’esistenza dell’amore non si può scindere dalla dimensione della separazione, della rovina, un tratto ambiguo tra il desiderio di appartenenza e la violenza della spoliazione.
Ukuqhaqha riorienta l’amore romantico e individualizzato per trovare invece la sua forma trascendente e spirituale di viaggio e forza motivazionale. Esplo-rando altre ontologie della presenza, questo progetto evoca cosmologie che conducono ad altre modalità d’amore, pensato anche nella dimensione dell’attaccamento del soggetto a cose materiali e immateriali, come territori, antenati ed entità. Queste altre connessioni, questi amori eterogenei, non in-dividualizzati in un corpo o un soggetto, questo amore non antropocentrico, modalità orientativo-espansive di un soggetto che non può essere inteso in nessun modo tranne che per la sua continua e sudata relazione coi diversi mondi che attraversa. »

Buhlebezwe Siwani si esprime attraverso performance, fotografia, scultura e installazioni. Nel suo lavoro, Siwani si interroga in relazione all’inquadratura patriarcale del corpo e delle esperienze delle donne di colore nel contesto sudafricano. In qualità di iniziata Sangoma, una guaritrice spirituale che opera tra la morte e i vivi, Siwani concentra la sua pratica artistica nella ritualità e nel rapporto tra cristianesimo e spiritualità africana.
Al centro delle sue opere c’è il suo corpo, che opera su più registri in qualità di soggetto, oggetto, forma, mezzo, materiale, linguaggio e luogo. Il suo lavoro potrebbe essere descritto, anche se non letteralmente, come una documentazione di un insieme eterogeneo di performances, rese attraverso video, fotografie, sculture, installazioni e lavori su carta. Ogni suo progetto affronta la relazione tra rituali ancestrali e vita moderna, toccando temi sociali e politici, come il corpo femminile, le comunità di colore, le storie di colonizzazione e i paradossi della società contemporanea, il tutto visto attraverso il filtro dell’esperienza e del vissuto dell’artista.

Buhlebezwe Siwani è nata a Johannesbourg in Sudafrica nel 1987, attualmente vive e lavora tra Cape Town e Amsterdam. Ha ottenuto il BAFA alla Wits School of Arts di Johannesbourg nel 2011, e l’MFA alla Michealis School of Fine Arts nel 2015. Recentemente, da sola e all’interno di collettivi di artisti, ha esposto a: Kalmar Art Museum (Svezia); Fondazione Louis Vuitton (Parigi); Biennale di Coimbra 2017 (Portogallo); KaDE Museum di Amersfoort (Olanda); Centre Pompidou (Parigi); Biennale di Curitiba (Brasile); Bamako Encounter (Mali); Galeria Municipal de Almada (Portogallo); Iziko National Gallery, Cape Town (Sudafrica). Assieme al Collettivo iQhiya, di cui Siwani fa parte, ha partecipato a Documenta 14 nel 2017. Attualmente Siwani sta lavorando ad altri progetti per le imminenti esposizioni a: Musée d’Art Moderne de la Ville (Parigi), Stellenbosch (Sudafrica), Museo di Arnhem (Olanda) e Madre – Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina (Napoli).


Anno2021

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