Marina Abramović è una delle più celebri artiste di performance del mondo. Ha esplorato la relazione tra performer e pubblico, i limiti del corpo e le possibilità della mente.

Frank Uwe Laysiepen, in arte Ulay, è compagno nella vita e nell’arte di Marina dal 1976 al 1988.

La relazione tra i due venne seguita intensamente dal pubblico dell’arte. Denominano la loro collaborazione professionale The Other, producendo in maniera appassionata con approccio pionieristico e potente. Le loro performance vengono tutt’ora dichiarate come le più rappresentative di quegli anni di piena rivoluzione sessuale.

Uno degli episodi più significati della loro storia d’amore e della loro produzione artistica è, paradossalmente, la loro ultima performance ufficiale The Lovers: the Great Wall Walk. Marina Abramović e Ulay hanno concluso i dodici anni della loro intensa e travolgente relazione, con una collaborazione artista, nel 1988. Intraprendendo una sorta di viaggio spirituale, i due hanno percorso, in solitaria, metà della Grande Muraglia Cinese, partendo dalle due estremità e incontrandosi a metà di essa.

All’inizio della loro storia d’amore, avevano scelto la città di Praga come punto d’incontro, a metà strada, fra le loro vite; analogamente scelgono la Cina per porre fine al loro percorso insieme. Marina inizia a camminare dall’estremità orientale della Grande Muraglia, ossia dal Mar Giallo, dirigendosi verso ovest, mentre Ulay cammina verso est , ossia partendo dal deserto del Gobi. Tre mesi in solitaria che pongono fine al tutto.

Quando si incontrarono, Ulay chiede a Marina: «Che cosa devo fare adesso?». Marina risponde: «Non lo so. Ma io me ne vado.», come se sapesse già tutto. Quel viaggio ha già cambiato qualcosa nelle loro menti, ma soprattutto nei loro cuori. Da quel momento in poi entrambi continuano la loro vita singolarmente.

Il loro viaggio viene documentato dalla BBC, con un film intitolato The Great Wall, narrato in prima persona dai due protagonisti. nacse in contemporanea anche un piccolo diario di viaggio, se così si può definire, che resta sicuramente meno conosciuto al pubblico, dove i due narrano leggende tradizionali cinesi e storie mitiche sulla costruzione della Muraglia Cinese. Tutti i materiali sono stati condivisi dagli abitanti dei paesi che i due attraversano durante i novanta giorni di viaggio. Il vero terzo protagonista di questo percorso è il paesaggio; nessuno dei due artisti aveva famigliarità con la cultura cinese, eppure l’atto di camminare si trasforma presto in qualcosa di più profondo, una sorta di meditazione in movimento.

Marina e Ulay si separarono e per ventitré anni le loro vite seguirono strade diverse, fino al giorno in cui l’arte li mette ancora una volta uno di fronte all’altra. Durante la performance The Artist is Present, al MoMa di New York, Marina Abramović trascorre otto ore al giorno seduta davanti a una sedia vuota, nel quale i visitatori possono sedersi e guardare l’artista negli occhi, in silenzio, per qualche minuto. Inaspettatamente, si avvicina, fra i tanti, una figura nota: è lo stesso Ulay e ricercare il contatto con l’autrice.

A tal proposito, vi consigliamo la visone del video che documenta questo loro incontro; non è facile, né tanto meno tangibile, incrociarsi con l’amore o assistere ad esso, ma in questo caso potrete vederne un meraviglioso esempio. Un nuovo incontro, rinnovato per e dall’arte.

La scelta di approfondire con questo articolo l’attività artistica svolta dai due performers, fa riferimento al concept di quest’anno del nostro concorso Camera Work. Per l’edizione del 2021, la direttrice artistica Silvia Camporesi, ha scelto come tema portante “INCIPIT VITA NOVA”. L’opera di Dante Alighieri rappresenta il viaggio ideale dello scrittore (e artista), le tappe del suo amore per Beatrice, nella separazione e nella morte.

Lo stesso percorso che Marina Abramović e Ulay intraprendono all’interno della loro storia d’amore, declinando questo sentimento nel corpo, nell’anima ma soprattutto nell’arte.

Articolo di Claudia Sebastianelli