Tino Sehgal nasce a Londra nel 1976.

Vive la sua infanzia e giovinezza in diverse città europee per poi trasferirsi per motivi di studio in Germania. Si laurea in economia politica, a Berlino, e in danza, a Essen, disciplina che influenzerà la sua visione dell’arte.

Le sue opere, da lui stesso definite “situazioni costruite”, sono ricche di riferimenti al mondo dell’arte e ad opere note, in cui gli “interpreti” usano il corpo e la voce per evocare immagini e sensazioni nello spettatore. Per Sehgal è fondamentale che il pubblico viva un’esperienza irripetibile e si concentri sull’eccezionalità dell’evento. per questo le sue opere non possono essere fotografate o tradotte in immagini, possono solamente essere raccontate.

L’approccio di Tino Sehgal fa nascere una riflessione sul valore e sullo spazio dell’arte. L’artista si rifiuta di produrre oggetti fisici; i gesti e i movimenti, tutto ciò che si crea e si realizza tra i performer e gli spettatori, diventa opera d’arte.

Nei primi anni duemila, Sehgal mette in scena un’opera intitolata Kiss, in cui due interpreti si muovono all’unisono, all’interno dello spazio museale, in una coreografia intima che colpisce lo spettatore. Un uomo e una donna si abbracciano e si baciano, cambiando continuamente posizione, in una danza lenta che evoca opere del passato: i dipinti di Courbet, i baci scolpiti di Rodin e di Brancusi ed il più recente Made in Heaven di Jeff Koons. L’artista riesce a dare vita ad opere pittoriche e scultoree, immobili ed eterne, trasformando due corpi in movimento in esperienza viva, immediata, impermanente. Questa performance ebbe luogo, la prima volta, al Museum of Contemporary Art di Chicago, ma fu in seguito riprodotta diverse volte. Ottenne sempre un grande successo, confermando il suo forte impatto sul pubblico, anche a distanza di anni, dalla prima rappresentazione.

Sehgal non appone etichette, non scatta fotografie e non crea cataloghi delle sue opere: la sua arte è indeterminata e temporanea, non lascia nulla di fisico e quindi di commerciabile, al fine di concentrarsi sull’eccezionalità dell’esperienza diretta della performance.

Le opere di Sehgal, e in particolar modo Kiss, sono state fonte di ispirazione per la rassegna di CameraWork 2021: il tema proposto, INCIPIT VITA NOVA, si ricollega perfettamente alla sensibilità della performance, dalla quale traspare il potere rinnovatore dell’amore. La direttrice artistica Silvia Camporesi ha perciò ritenuto opportuno rappresentare il tema di quest’anno inserendo come immagine simbolo della rassegna una foto appartenente alla sopracitata performance.

 

Articolo di Gaia Michela Catanzaro