Nata a New York nel 1904, Margaret Bourke-White frequenta la Columbia University per studiare con il famoso fotografo Clarence White. Già da ragazza manifesta una spiccata indipendenza, irrequietezza e soprattutto ambizione, caratteristiche che la porteranno a porsi sempre in prima linea tra le fotografe della sua generazione. Nel 1927 si trasferisce a Cleveland, cuore dell’industria americana, per aprire un suo studio, specializzandosi nella fotografia d’architettura e design. Ed è proprio in questo contesto che avrà la possibilità di documentare gli effetti dell’industria moderna sulla terra e sulla società. Il suo impegno in merito, la qualificherà come la prima industrial photographer donna della storia. Per ottenere scatti originali si spingerà all’estremo, salendo sui cornicioni dei grattacieli più alti, sorvolerà la città, frequenterà zone pericolose di stabilimenti industriali.

Margaret  Bourke-White scatta fotografie in bianco e nero, immagini potenti che finiranno per attirare l’attenzione dell’imprenditore Henry Luce, fondatore delle riviste Time e Fortune. Ed è così che nel 1929, Margaret verrà assunta come prima fotografa nello staff della rivista Fortune.

In linea con il suo lavoro rivoluzionario negli Stati Uniti, nel 1930, Margaret ottiene il permesso di entrare nell’Unione Sovietica per documentare l’industrializzazione sotto il regime comunista. Durante il viaggio realizza 800 negativi di cui 40 verranno pubblicati su “Eyes of Russia” (1931) , straordinario documento, sia visivo che narrativo, dei retroscena dell’URSS alle prese con il suo primo piano quinquennale.

L’esperienza fotografica in Russia segna profondamente l’artista che inizia a sviluppare una maggiore empatia anche verso le sofferenze del lavoratore americano. Nel 1935 inizia ad usare uno stile fotografico più schietto, ordinando in sequenza le sue fotografie, con lo scopo di creare vere e proprie narrazioni visive. Margaret applicherà una tecnica più diretta anche nei suoi lavori per il Fortune Magazine, mostrando ad esempio nel 1934 gli effetti dell’intensa siccità in Oklahoma e in altri stati delle Grandi Pianure. In questi anni si dedica alla documentazione delle conseguenze della Grande Depressione, raccogliendo i suoi scatti nel volume intitolato “You Have Seen Their Faces”.

La fotografa assiste e documenta alcuni dei momenti più importanti del XX secolo, tra cui la liberazione dei campi di concentramento tedeschi da parte del generale Patton nel 1945, il rilascio del Mahatma Gandhi dalla prigione nel 1946, l’apartheid nell’America dei conflitti razziali e gli effetti dello sfruttamento del lavoro sudafricano negli anni ’50.

Margaret Bourke-White non smetterà mai di utilizzare la fotografia come strumento per esaminare questioni delicate e problematiche sociali, affrontando tematiche sensibili con grande umanità e forte empatia.

Si spegne il 27 agosto 1971, all’età di 67 anni.

 

Articolo di Claudia Sebastianelli