17 DICEMBRE 2021 – 20 FEBBRAIO 2022

Il Comune di Ravenna – Assessorato alle Politiche Giovanili – e il Comitato Tina Modotti di Udine sono lieti di presentare quest’importante esposizione co-curata dalla fotografa ed artista italiana Silvia Camporesi. La mostra raccoglie circa cinquanta stampe di Tina Modotti (Udine, 1896 – Città del Messico, 1942), fotografa e rivoluzionaria del ‘900. Di seguito tutte le info ed attività in programma.

INGRESSO LIBERO | GREEN PASS OBBLIGATORIO

Dal MARTEDÌ alla DOMENICA

dalle 10:00 alle 13:00 | dalle 15:00 alle 19:00

Sabato 19 Febbraio

alle ore 11:00 (ingresso libero)

Per iscriversi, inviare una mail a palazzorasponi2@comune.ra.it

Sabato 12 Febbraio – Ingresso libero

alle ore 11:00 e alle ore 12:00

Per iscriversi, inviare una mail a palazzorasponi2@comune.ra.it

Sabato 29 e 30 Dicembre

alle ore 11:00 (ingresso libero)

Per iscriversi, inviare una mail a palazzorasponi2@comune.ra.it

Giovedì 6 Gennaio

alle ore 11:30 e 17:00

Per iscriversi, inviare una mail a palazzorasponi2@comune.ra.it

Sabato 26 Dicembre

alle ore 15:30 e 17:30

Per iscriversi, inviare una mail a palazzorasponi2@comune.ra.it

Venerdì 18 febbraio – dalle ore 11:30 – presso PR2, via d’Azeglio 2, Ravenna

 

Sarà presentato il francobollo commemorativo dedicato a Tina Modotti, ad ottant’anni dalla sua scomparsa.

Sarà possibile acquistarlo ed apporre l’annullo filatelico fino alle ore 18:00.

Con la partecipazione dell’Assessore alle Politiche Giovanili Fabio Sbaraglia e la Presidente del Comitato ‘Tina Modotti’ Marì Domini.

Domenica 20 febbraio, presso PR2, via d’Azeglio 2, Ravenna, dalle ore 10:00 alle ore 13:00 circa.

Accompagnamento alla mostra “Tina Modotti – L’umano fervore” e visione comune del film “Coco”.

Ingresso libero | per iscriversi è sufficiente inviare una mail a palazzorasponi2@comune.ra.it

È possibile scaricare la locandina QUI

in collab. con FOTOTECA MANFREDIANA (Faenza)

  • Sabato 15 gennaio
  • Sabato 22 gennaio
  • Sabato 5 febbraio
  • Sabato 19 febbraio

presso PR2, via d’Azeglio 2, Ravenna

dalle ore 16:00 alle ore 18:00 circa

per iscriversi, compilare form google ISCRIZIONE – FOTOGRAFIA ANALOGICA

Mercoledì 5 gennaio – ore 17:00 – presso PR2, via d’Azeglio 2, Ravenna

 

La lezione sarà tenuta dal professor Claudio Natoli, con la partecipazione della curatrice Silvia Camporesi.

 

nr. max partecipanti 15 – per iscriversi, inviare una mail a palazzorasponi2@comune.ra.it

Sabato 18 dicembre – ore 17:00 – sala D’Attorre, via Ponte Marino 2, Ravenna

 

La conferenza sarà tenuta dalla fotografa e curatrice della mostra Silvia Camporesi e per l’occasione interverrà la co-curatrice e presidente del Comitato Tina Modotti Marì Domini.

Ore 17:30 – via d’Azeglio 2, Ravenna

 

con reading di Elena Bucci


BIO

Assunta Adelaide Luigia Modotti, conosciuta come Tina, nasce nel 1896 a Udine da una umile famiglia operaia.

Dopo essersi trasferiti per un breve periodo in Austria, tornano a Udine dove Tina lavora come operaia in una filanda per aiutare a mantenere la numerosa famiglia. Nonostante le sue origini modeste, già in giovane età ha l’opportunità di approcciarsi alla fotografia nello studio dello zio Pietro Modotti.

Nel 1913 Tina lascia per sempre l’Italia. Raggiunge negli Stati Uniti il padre, che era emigrato a San Francisco alla ricerca di una vita migliore. Qui Tina lavora come sarta in una fabbrica tessile. Allo stesso tempo, inizia a inserirsi nel vivace contesto culturale americano, attraverso il quale conosce il poeta e pittore Roubaix de l’Abrie Richey, detto Robo. I due, dopo essersi sposati nel 1918, si trasferiscono a Los Angeles.

Nel 1920 Tina si avvicina al mondo del cinema hollywoodiano, dal quale, però, si allontana a causa della natura commerciale delle produzioni cinematografiche. Con il suo fascino attira anche l’attenzione di molti fotografi, che la ritraggono in diverse occasioni. Tra questi vi è l’americano Edward Weston, la cui conoscenza cambierà la vita di Tina a livello professionale e personale.

Nel febbraio del 1922 il marito Roubaix muore a causa di un’infezione di vaiolo, contratta durante un viaggio in Messico. L’anno successivo, Tina e il fotografo Edward Weston, uniti da un forte amore, decidono di trasferirsi in un Messico animato dal clima politico e culturale post-rivoluzionario.

Nel frattempo, grazie alla frequentazione con Weston, Tina accelera l’apprendimento della fotografia e, in breve tempo, grazie alle sue abilità, conquista la sua autonomia espressiva. Alla fine del 1924, inaugurano insieme un’esposizione delle loro opere a Città del Messico.

A causa di divergenze politiche, nel 1926 i due si allontanano ed Edward Weston torna definitivamente negli Stati Uniti. Da quel momento, Tina inizia a vivere di fotografia, eseguendo molti ritratti su commissione. Si avvicina al clima politico e aderisce al Partito Comunista. Qui, incontra prima il pittore Xavier Guerrero, poi Vittorio Vidali, rivoluzionario di origini triestine ed esponente del Komintern.

A questo punto della sua vita, Tina trasforma completamente il suo modo di fotografare. Infatti, dopo le prime esperienze di still life, inizia a utilizzare il medium fotografico come strumento di indagine e denuncia sociale, dando valenza ideologica alle sue fotografie: esaltazione dei simboli del lavoro, del popolo messicano e del suo riscatto. Le sue fotografie vengono pubblicate nelle riviste Forma, New Massess, Horizonte.

Nel 1928 si lega a Julio Antonio Mella, un giovane rivoluzionario cubano. La loro relazione non dura molto: nel gennaio del 1929 Mella viene assassinato mentre sta rincasando con Tina. Durante un’intensa campagna diffamatoria, le forze reazionarie tentano di coprire i mandanti e gli esecutori del delitto. In seguito a queste accuse, Tina protesta, rifiutando l’incarico di fotografa ufficiale del Museo Nazionale Messicano. Sempre nel 1929, realizza un importante reportage a Tehuantepec ed espone le sue opere all’Università Autonoma di Città del Messico. Inoltre, la rivista locale Mexican Folkways pubblica il suo manifesto Sobre la fotografia.

Nel febbraio del 1930 Tina viene falsamente accusata di aver partecipato a un attentato contro il nuovo capo di Stato. Di conseguenza, viene arrestata ed espulsa dal Messico: sbarca a Rotterdam e da lì si dirige in Germania, a Berlino. Qui, l’ambiente è diverso dal Messico: l’attività fotografica è legata all’informazione giornalistica e i formati fotografici sono più maneggevoli. Abituata ai grandi formati della sua Graflex e a pose lente e meditate, Tina è disorientata e fatica a sintonizzarsi con le nuove tendenze della fotografia europea.

Così, delusa da questa esperienza in Europa, parte per Mosca, dove la attende Vittorio Vidali. Qui, Tina allestisce la sua ultima esposizione con le foto portate dal Messico. Dopo aver abbandonato definitivamente la fotografia, si dedica alla militanza nel Soccorso Rosso Internazionale, l’organizzazione connessa all’Internazionale Comunista, con lo scopo di aiutare le vittime della lotta rivoluzionaria.

Allo scoppio della guerra civile spagnola, nel luglio del 1936, sotto falso nome si trasferisce a Madrid assieme a Vidali, ormai suo compagno da anni nonchè comandante del Quinto Reggimento. Durante la guerra, lavora negli ospedali e si dedica ad attività politiche e culturali, conoscendo diversi esponenti delle Brigate Internazionali.

In seguito alla sconfitta delle forze repubblicane, Tina e Vidali hanno la possibilità di tornare in Messico. Qui, si dedica al soccorso dei reduci della guerra civile spagnola.

Nella notte del 5 gennaio 1942, a Città del Messico, Tina muore dentro un taxi, probabilmente colpita da un infarto.

Dopo la sua morte, la figura di Tina Modotti fu a lungo discussa. Tutt’ora il suo ruolo nella lotta politica e nei complotti che vennero intessuti in quegli anni ha dato adito a diverse interpretazioni, ma la sua figura ha certamente lasciato il segno nella storia della fotografia del suo secolo.

Tina Modotti – Chitarra, falce e cartucciera, Messico, 1927

“Tina Modotti, sorella, tu non dormi, no, non dormi:

forse il tuo cuore sente crescere la rosa
di ieri, l’ultima rosa di ieri, la nuova rosa.
Riposa dolcemente, sorella.
La nuova rosa è tua, la nuova terra è tua:
ti sei messa una nuova veste di semente profonda
e il tuo soave silenzio si colma di radici
Non dormirai invano, sorella.
Puro è il tuo dolce nome, pura la tua fragile vita:
di ape, ombra, fuoco, neve, silenzio, spuma,
d’acciaio, linea, polline, si è fatta la tua ferrea,
la tua delicata struttura.
Lo sciacallo sul gioiello del tuo corpo addormentato
ancora protende la penna e l’anima insanguinata
come se tu potessi, sorella, risollevarti
e sorridere sopra il fango.
Nella mia patria ti porto perché non ti tocchino,
nella mia patria di neve perché alla tua purezza
non arrivi l’assassino, né lo sciacallo, né il venduto:
laggiù starai tranquilla.
Non odi un passo, un passo pieno di passi, qualcosa
di grande dalla steppa, dal Don, dalle terre del freddo?
Non odi un passo fermo di soldato nella neve?
Sorella, sono i tuoi passi.
Verranno un giorno sulla tua piccola tomba
prima che le rose di ieri si disperdano,
verranno a vedere quelli d’una volta, domani,
là dove sta bruciando il tuo silenzio.
Un mondo marcia verso il luogo dove tu andavi, sorella.
Avanzano ogni giorni i canti della tua bocca
nella bocca del popolo glorioso che tu amavi.
Valoroso era il tuo cuore.
Nelle vecchie cucine della tua patria, nelle strade
polverose, qualcosa si mormora e passa,
qualcosa torna alla fiamma del tuo adorato popolo,
qualcosa si desta e canta.
Sono i tuoi, sorella: quelli che oggi pronunciano il tuo nome,
quelli che da tutte le parti, dall’acqua, dalla terra,
col tuo nome altri nomi tacciamo e diciamo.
Perché non muore il fuoco.”

– da Epitaffio per Tina Modotti, Pablo Neruda, 5 gennaio 1942

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